domenica 26 aprile 2015

Intervista al nipote di Beniamino Gigli

Qual era il sistema di studio del grande Beniamino Gigli? Risponde direttamente il nipote, in esclusiva l'intervista per Belcanto Italiano!



Roma, 22 e 23 aprile 2015, parla la vera storia del Belcanto Italiano: Astrea Amaduzzi, Soprano di coloratura ed esperta di tecnica vocale, incontra e intervista il Dott. Beniamino Gigli, discendente diretto e testimone del grande tenore italiano.

L'intervista è stata una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta di un valore di inestimabile grandezza, che ha fatto la storia dell'Opera nel mondo.

E si parla soprattutto di tenori e di sistemi di canto; sono stati molti gli argomenti trattati e i punti chiariti: tanti tenori oggi tendono a cambiare troppo spesso posizione ma bisogna subito chiarire che si parla di posizione di MASCHERA (suono alto e penetrante), non di posizione laringea che invece deve poter essere libera di variare a seconda dell'altezza dei suoni, così come l'espressione "non usare il diaframma" vuol dire "impiegare meno spinta del fiato" quando non necessario.

Altri fondamentali precetti: non ingrossare MAI i centri e studiare cercando i suoni, ricordare che per cantare serve una tecnica raffinata,  non prendere mai "di forza" gli acuti, curare il fraseggio per un'ottima interpretazione e ricordarsi che senza tecnica è impossibile cantare.

E' stato ribadito il concetto che quando si canta, nella gola non si dovrebbe sentire niente; occorre dunque una totale rilassatezza dello strumento vocale che si ha in gola.


Il Dott. Gigli ha ricordato che il nonno faceva molto esercizio sulla "i", ascoltando il grande cantante allenarsi con particolare cura, probabilmente perché si tratta di una vocale assai difficile da gestire, per tutti i registri vocali.

Durante l'intervista il Dott. Gigli ha ricordato anche un particolare vocalizzo eseguito dal nonno.

Commovente anche ricordare l'incontro di Luciano Pavarotti con Beniamino Gigli nel 1947; ci auguriamo che tutti gli aspiranti cantanti anche oggi seguano le orme del grande Tenore, affinché il futuro dell'Opera torni a risplendere di autentici Artisti del Canto.

Potete ascoltare qui l'intervista integrale:


Un cordiale saluto a tutti!


Belcanto Italiano Masterclasses torna a Roma
dal 28 al 31 maggio 2015.

Durante il seminario sarà organizzato un incontro speciale
con il Dott. Beniamino Gigli,
nipote del grande Tenore Italiano.

Venite a trovarci nella Sala dei Papi in Piazza della Minerva!
Per informazioni e prenotazioni: 347.58.53.253
segreteria.belcantoitaliano@gmail.com 

sabato 18 aprile 2015

Crivelli e gli albori della foniatria

Domenico Crivelli: L' Arte del Canto ossia Corso completo d'Insegnamento
sulla Coltivazione della Voce - Londra, 1820


Domenico Francesco Maria Crivelli (Brescia, 7 giugno 1793 – Londra, 31 dicembre 1856) è stato un tenore, maestro di canto e compositore italiano naturalizzato inglese, conosciuto semplicemente come Signor Crivelli dai suoi contemporanei.

Figlio del celebre tenore Gaetano Crivelli (1768-1836), Domenico Crivelli, all'età di soli nove anni, avendo seguito il padre a Napoli nel 1803, ebbe la possibilità di studiare canto sotto la guida di V. G. Millico. Successivamente, a undici anni, ebbe come maestro al conservatorio di S. Onofrio F. Fenaroli. Nel 1812 si spostò a Roma per approfondire i propri studi con N. Zingarelli. Nondimeno, un anno più tardi, lo ritroviamo a Napoli ove iniziava a comporre. I suoi primi lavori appartengono al genere sacro; ma già nel 1816 egli ebbe modo di comporre un'opera seria per il S. Carlo, che però non fu rappresentata per l'incendio del teatro. Sulla scia del padre, Domenico divenne anch'egli tenore.

L'anno dopo, nel 1817, seguì il padre oltremanica, il quale trasferitosi a Londra era stato appena assunto come primo tenore dal King's Theatre di Londra. Questi, Crivelli padre, aveva studiato con Andrea Nozzari e Giuseppe Aprile, e più tardi insegnò al tenore Domenico Donzelli che rappresentò lo snodo di passaggio tra il baritenore di stile neoclassico e il tenore di forza romantico. Nel quadro della sua notevolmente durevole carriera, Crivelli padre non si mise in mostra tanto per le sue abilità virtuosistiche, quanto per la capacità di valorizzare al meglio le sue qualità di baritenore: l'accento vibrante e appassionato e il vigore espressivo, contribuendo così a quella rinascita tardo-settecentesca del Bel Canto che sarebbe poi sfociata nel periodo d'oro rossiniano, nel quale pure, forse proprio per le sue caratteristiche poco acrobatiche, non giocò poi praticamente alcun ruolo diretto.
Qui, a Londra, Crivelli figlio compose alcuni brani staccati per canto (del genere dell'aria, arietta, duettino e canone) ed una cantata a 3 voci con accompagnamento d'orchestra. Tornato in Italia, fu nominato maestro di canto nel Real Collegio di Napoli. Successivamente fu ancora a Londra e, nel 1823, quando fu fondata la Royal Academy of Music, vi entrò come primo professore di canto, incarico che continuò a ricoprire fino alla sua scomparsa, insegnando a quelli che sarebbero divenuti i maggiori cantanti lirici inglesi del XIX secolo.

Morì il 31 dicembre 1856, a 71 anni, nella sua casa di Upper Norton Street a Portland Place; fu sepolto nel cimitero di Kensal Green.

Fra le sue opere didattiche bisogna citare L'arte del canto (1820 / 1841), scritto in italiano e inglese e tradotto in numerose lingue, che fu per molti anni uno dei testi base nello studio del canto lirico presso le accademie britanniche.

Il metodo didattico di Crivelli figlio, il cui titolo completo recita così "L'ARTE DEL CANTO ossia Corso completo d'Insegnamento sulla Coltivazione della Voce", è diviso in due parti:

1) una prima parte introduttiva, costituita dalle seguenti sezioni:

Introduzione - Delle differenti voci umane (divise in: Basso, Baritono, Tenore robusto, Tenore leggiero, Contralto, Mezzo-Soprano, Soprano) - Tavola delle differenti voci - Spiegazione dell'organo vocale - Osservazioni generali: Dell'estensione delle voci, Dello stile di musica, Del saper far uso del fiato, Del cambiamento delle voci (diversi effetti tra maschio e femmina della "muta vocale" e uso della voce prima del cambiamento di voce), Metodo per assicurarsi della qualità della voce


2) e una seconda parte dedicata agli esercizi pratici (vocalizzi) costituita dalle seguenti sezioni:

Esercizj per assicurarsi della qualità delle voci (Messa di Voce) - Esercizj per coltivare l'orecchio (Con Portamento di Voce) - Esercizj (Esercizio della scala cromatica di suoni sostenuti, Volatina cromatica, Volatina diatonica) - Degli esercizj sugli ornamenti (L'Appoggiatura, Il Gruppetto, Il Mordente, La Sincope, Il Raddoppiato, La Nota Puntata, La Nota Legata, L'esercizio della settima Maggiore e Minore, Il Trillo) - Osservazioni sull'esercizio dei Solfeggi (Sei Solfeggi) - Osservazioni: Sulla libera articolazione, Esempj di false accentuazioni, Adattazione dei suoni sulla corretta declamazione delle parole - Ventisei scale - Dodici Esercizj sugli accenti prolungati.

Come scrive lo stesso Crivelli, nell'introduzione: "Per produrre lo sviluppamento, della voce umana col più gran vantaggio, bisogna prima imparare a conoscere la struttura fisica dell'organo vocale, esaminando diligentemente la sua esatta positura nella gola, per poter perfettamente comprendere la forza naturale della sua azione nella produzione dei suoni, derivando da ciò e le varie qualità, e la forza della flessibilità, ed energia della voce. E come il saper far buon uso del fiato è di somma importanza ai cantanti, conviene studiare ancora attentamente lo stato, le funzioni, e la capacità d'espansione dei polmoni". L'obbiettivo di questo studio anatomico dello strumento vocale è, continua il Crivelli, quello da parte del Maestro nei confronti degli allievi di "procurar loro nel tempo stesso, e facilità e forza nell'articolare, modulare, e sostenere i suoni, ed a somministrar loro quell'arte incantatrice nell'esprimere con brio e delicatezza tutti i sentimenti, e le varie passioni dell'anima".

E specifica che non basta avere il talento naturale di una bella voce per essere dei veri cantanti, ma che è necessario usare in modo intelligente la gestione del proprio strumento canoro: "Molti credono eziandio, che il principale attributo d'un cantante sia quello di possedere una bella voce, ma in ciò s'ingannano (...) Una bella voce è senza dubbio di grandissima assistenza ad un cantante (...) ma l'arte del canto gli somministra quel poter magico d'imprimere nello spirito degli uditori i varj sentimenti e passioni espresse nella composizione, e per ottener ciò la cultura delle facoltà intellettuali, e riflessive sarà tanto utile che quella dell'organo vocale. Il cantante dunque che aspira ad eminenza e celebrità, deve con zelo e perseveranza coltivar anche la sua mente."

Per dimostrare concretamente questa affermazione, Crivelli cita dei noti cantanti senza grande conoscenza musicale o non particolarmente dotati di bella voce: "...citerò quì in confirmazione prima Ansani, La Banti e La Catalani, che avevano poca o nessuna conoscenza di musica, e poi Pacchiarotti, Velluti e La Pasta, che non erano stati dotati dalla natura d'un bell'organo vocale."

La personale applicazione vocale e mentale, e non la sterile imitazione di qualche voce celebre presa per modello, è il segreto dell'eccellenza nel canto secondo Crivelli: "e come per riuscire in qualunque scienza bisogna far uso di molta applicazione, così lo stesso è indispensabile a coloro, che si dedicano al canto, e che desiderano ottener celebrità; ed è appunto per la mancanza di applicazione mentale, che appena pochi cantanti s'innalzano al di là della mediocrità nell'arte del canto. La più gran parte sforzandosi follemente d'imitar coloro, che sono già celebri, ed eminenti, finiscono generalmente per adottare in caricatura solo i difetti di quelli che si propongono per modelli."

Davvero saggio pure il suo suggerimento, pur fondando la vera qualità artistica di tutte le voci sull'acquisizione della corretta tecnica vocale, di rimanere nell'ambito delle proprie qualità canore naturali, individuali a ciascun cantante: "I miei principj contengono tutto ciò ch'è essenziale allo sviluppamento generale dell'organo vocale, e quando la voce per mezzo dell'arte, e della pratica, sarà divenuta capace di sostenere i suoni, ed avrà acquistato flessibilità, ed egual qualità in tutta la sua estensione l'artista potrà allora penetrar facilmente nello spirito di qualunque composizione, e poesia. Ma lo stile di musica il più adatto a ciascun cantante dipende interamente dalla qualità della sua voce; perché le differenti qualità naturali hanno differenti poteri, alcune brillano nel canto di portamento, ed altre per le fioriture, e per l'esecuzione brillante. Qualunque dunque siano le sue facoltà vocali, l'artista per ottener successo deve contentarsi d'applicarsi a quello stile di musica, per cui la sua voce è più propria naturalmente".


Egli consiglia inoltre di non esagerare nell'usare la voce prima della "muta vocale": "Riguardo all'esercitar la voce nella gioventù prima dell'epoca del suo cambiamento, ammaestrato dall'esperienza, io consiglio a coloro che a tal epoca danno prova di potere e disposizione vocale a non abusar di questo dono precario della natura, facendone pompa, ma ad applicarsi principalmente nell'apprendere i principj dell'arte, e a non cercar di cantare delle composizioni difficili o ad imitare i cantanti rinomati, perché, l'imitazione essendo sempre perigliosa, eglino con tutti i loro sforzi non riusciranno ad altro che a produrre la caricatura di ciò che voleano imitare, nel tempo stesso eglino dovrebbero limitare il compasso della loro voce a suoni medj della scala altrimenti le loro forze saranno di breve durata, perché se la voce è sforzata nella tenera gioventù invece di svilupparsi gradualmente e vantaggiosamente secondo la sua disposizione organica, non potrà mai più acquistare nè vigore nè potere nell'estendere il suono."

Basilare ancora la raccomandazione di sviluppare la voce a partire dai centri: "l'artista e lo studente devono riflettere che qualunque siasi l'estensione della voce, la sua vera forza d'espressione consiste ne' suoni medj, e di più, che questa qualità media non diviene ampia, e rotonda per mezzo di sforzi, ma in conseguenza della fermezza e facilità con cui i suoni sono prodotti, e sostenuti, dando loro al tempo stesso, e il poter di vibrazione, e la capacità d'espansione, e quando questa qualità media, mediante la pratica, sarà divenuta ampia, e ferma, i muscoli acquistano una tal flessibilità, che la voce potrà facilmente estendersi tanto all'estremità de' suoni acuti, come dei bassi, i quali però anche quando si sono acquistati debbono principalmente usarsi per gli effetti brillanti, e per gli ornamenti."


L'insegnante di canto, dato che non si dovrebbe mai oltrepassare i limiti naturali di una voce per estensione e repertorio, dovrebbe subito ben classificare il registro vocale di un giovane cantante: "...benché colla pratica si possa riuscir a dare ai suoi muscoli un più forte grado d'elasticità, e di estensione, purtuttavia il cercare a sforzar la voce al di là de' suoi limiti naturali produce sempre lo stesso risultato, cioè, asprezza, inegualità, mancanza di giusta intonazione, e qualche volta la sua perdita totale. Il maestro dunque, che ha acquistato l'arte di analizzar così, deve con somma diligenza assicurarsi della qualità naturale di ciascuna voce, prima d'intraprenderne lo sviluppamento, e la cultura, poiché sebbene in alcuni la qualità sia chiaramente rimarchevole, in altri però s'incontrano grandi difficoltà per iscoprirne il vero carattere, e perciò, se quel ch'ho consigliato, non si osserva rigorosamente, la voce invece di svilupparsi espansiva, ed eguale, diverrà debole, stridente, e tremola."

La corretta classificazione è vitale anche perché: "La spessezza, e grandezza dei muscoli, che danno azione all'organo vocale, variano secondo le differenti qualità di Voce, così i muscoli dell'organo son più fortemente costrutti nelle Voci più basse di quelli delle voci più alte, e questo basta a spiegare i vari gradi di flessibilità nelle differenti qualità di voce. (...) Ogni sforzo dunque, che cagiona una contrazione muscolare, comprime lo spazio nella gola, ed ogni contorsione della bocca, e delle mascelle deve conferire necessariamente una tendenza o gutturale o nasale, e distruggerne così la qualità, la quantità, ed il potere di vibrazione."

A partire da un disegno che "rappresenta tutte le parti della bocca e della gola messe in azione nella coltivazione e nello sviluppo della voce umana", Crivelli spiega le varie parti dell'organo vocale e il loro funzionamento: "la Lingua, l'Ugola, il Palato molle, il passaggio che comunica col naso, la Laringe, l'Epiglotta, la Canna de' Polmoni, il Rema, o apertura della Laringe, tra la quale il fiato passando nel montar dai Polmoni produce i suoni vocali, le Vertebre del collo, l'espansione della Gola, la Cavità della Bocca."


Domenico Crivelli, dunque, è tra i primi, assieme a Garcia figlio, a porre l'attenzione, nei primi decenni dell'Ottocento, sull'urgente necessità di conoscere il funzionamento interno dell'organo vocale: "Quest'analisi dell'organo, frutto della mia lunga sperienza, non è stata quasi mai intrapresa, e quasi nessuno ha finora sufficientemente applicato le sue ricerche a tale effetto. I Maestri contentandosi generalmente d'insegnare ai loro allievi a cantar la melodia, lasciando allo studente la cura di formar la sua voce, e questi mancando di principj stabiliti, e non conoscendo la struttura fisica del suo organo vocale, né regole per guidare i suoi studj, la sua voce rimane sempre in uno stato imperfetto ".


Egli pone particolare attenzione, tra le altre cose:

- al corretto uso della laringe che, abbassandosi o alzandosi, si inclina verso l'espansione della Gola o verso la cavità della Bocca (vibrazioni di testa),
- al sapiente innalzamento del palato molle,
- all'azione elastica dei muscoli,
- al giusto impiego delle labbra,
- al "saper far uso del fiato", dal quale dipendono la precisione dell'intonazione ed il necessario effetto del chiaro-scuro nel tono vocale,
- all'assoluta necessità di emettere i suoni eseguendo la "messa di voce",

- all'esecuzione di tutti gli intervalli, dalla 2a alla 8a, con "portamento di voce".


Quanto alla seconda parte, quella degli esercizi pratici, come ancora lui stesso scrive sempre nell'introduzione del suo metodo, l'obbiettivo delle sue scale progressive è sia di far raggiungere alla voce "elasticità, leggerezza e brio" che di "sviluppare e formare la voce per mezzo di esse". E continua affermando: "In fatti avendo cominciato a coltivar la voce degli allievi dalla scala di suoni sostenuti cromatici fino al trillo, sono riuscito a far loro facilmente apprendere ad unire i suoni senza sforzo, a coltivare il loro orecchio, a guidar naturalmente la qualità eguale e rotonda della loro voce, a rinforzarne i suoni deboli, e ad addolcirne gli aspri, e stridenti."

Da notare come egli insista sempre molto, lungo il metodo, in alternanza con indicazioni di "marcato" e "rinforzato", sul far attenzione ad eseguire gran parte degli esercizi vocali in modo "Leggiero" o "Con leggierezza", specialmente in quei numerosi vocalizzi d'agilità con le terzine di crome o le quartine di crome e semicrome, quindi non a 'piena voce' ma piuttosto a 'mezza voce'.


Egli dà altresì particolare importanza allo studio dei semitoni: "...la chiave più importante per riuscire nello sviluppamento dell'organo vocale, è quella dell'esercizio della Scala Cromatica di suoni sostenuti (...) per mezzo della pratica degl'intervalli Cromatici successivi, la voce non solo acquista il poter di produrre e sostenere ciascun suono, ma ottiene bensì quella gradual elevazione, che nel passare da suono a suono ne addolcisce l'asprezza, o ineguaglianza, e ne corregge quel natural disgiungimento, o debolezza, che può esistervi; in tutto il progresso di questa scala la voce dello Studente acquista eguaglianza, fermezza, e quel poter di modulare con facilità, che ei cercherebbe invano d'ottenere per mezzo delle note della scala diatonica sostenute separatamente".


A coronamento di quest'opera didattica, oltre a Sei Solfeggi, troviamo una serie di vocalizzi pratici quali le Ventisei scale e i Dodici Esercizj sugli accenti prolungati.

Potete scaricare il volume di Crivelli "L' Arte del Canto ossia Corso completo d'Insegnamento sulla Coltivazione della Voce" da questo link:
http://www.belcantoitaliano.com/BELCANTO_LIBRARY_FILES/Domenico_Crivelli_Arte_del_Canto.htm